Ebbene sì: se hai investito in criptovalute l’anno scorso, hai l’obbligo di inserirle nella dichiarazione dei redditi e di dichiarare al fisco i guadagni. Entro fine settembre (salvo ulteriori termini di scadenza, come vedremo più avanti). Ma come fare? Cos’è e come si compila il quadro RW? Quando dichiarare le criptovalute? In questa pagina vedremo di più sulle criptovalute e dichiarazione dei redditi, provando a capire a che punto è la legge italiana in materia di crypto e blockchain.
Partiamo da un punto: Bitcoin, Ethereum e le altre criptovalute sono tassabili. L’Agenzia delle Entrante considera le tue quote del settore crypto come una proprietà ai fini fiscali, il che significa che la tue valute digitali e token vengono tassati alla stessa stregua di qualsiasi altro asset. Ma ci sono delle eccezioni.
Quando presentare la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute?
Fino al 30 settembre è possibile effettuare la presentazione e stare nei termini delle scadenze per la dichiarazione dei redditi 2024 del 730 ordinario e precompilato in riferimento ai redditi prodotti nel precedente anno. Il contribuente ha tempo fino al 30 settembre per inviare il 730, tuttavia, può rimandare l’adempimento al 30 novembre, dichiarando i redditi con il modello Redditi 2024, periodo d’imposta 2023.
Come vengono tassate le criptovalute in Italia
Anche se non esiste ancora un inquadramento ad hoc per le criptovalute, oggi Bitcoin e le altcoin per il fisco italiano sono considerate valuta estera. Quindi il detentore degli asset crittografici, nell’ambito del cosiddetto monitoraggio fiscale, dovrà comunicarlo tramite il quadro RW della dichiarazione dei redditi.
Si tratta di un’operazione che ha finalità informativa e non comporta in sé alcuna tassazione per il contribuente.
Di recente l’Agenzia delle Entrate con l’interpello 956-448/2022 ha cercato di fornire qualche chiarimento in più. Nel particolare, se gli investimenti in criptovalute avvengono attraverso una piattaforma gestita da una società italiana (exchange crypto), non esiste alcun obbligo di fornire il quadro RW.
Il dubbio è nato tra gli investitori a seguito della risoluzione 72/E/2016, supportata dalla sentenza della Corte di Giustizia UE causa C-264/14 del 22 ottobre 2015, attraverso cui l’ente ha deciso di assimilare Bitcoin e altcoin alle valute estere.
Una valutazione confermata dalla circolare 788/E del 2021, che prevede quindi l’applicazione delle regole che disciplinano in particolare le operazioni in valuta estera.
La tassazione
La risoluzione del 2016, inoltre, aggiunge che le plusvalenze derivanti dal trading di criptovalute devono essere considerate redditi diversi di natura finanziaria, perciò sono soggette a imposta sostitutiva del 26% nel caso in cui l’ammontare detenuto dal contribuente nel suo wallet crypto superi la cifra di 51.645,69 euro per sette giorni lavorativi continui durante l’arco dell’anno.
Cos’è il quadro RW
All’interno del modello redditi il quadro RW è quello dedicato al monitoraggio degli investimenti patrimoniali e delle attività finanziarie detenuti all’estero da persone fisiche, enti non commerciali con sede in Italia e società semplici.
Il quadro RW permette inoltre la definizione delle imposte patrimoniali IVAFE (attività finanziarie all’estero) e IVIE (immobili detenuti all’estero). In questa guida vedremo insieme come compilare il quadro RW, quali sono i contribuenti che devono farlo ed i soggetti esonerati.
Come vanno dichiarati i ricavi dello staking?
Prima di tutto, proviamo a fare chiarezza sui termini che andremo a utilizzare nel corso di questo paragrafo. Partiamo dallo staking di criptovalute che altro non è che un meccanismo che permette di guadagnare interessi o profitti per il semplice fatto che si detengono determinate criptovalute e le si lasciano immobilizzate (vincolate) affinché vengano utilizzate dalla blockchain con il meccanismo di consenso chiamato Proof of Stake (PoS).
Il meccanismo Proof of Stake, a differenza di quello Proof of Work, riduce i costi delle transazioni e non richiede ai miner di risolvere continuamente problemi matematici per trovare nuovi blocchi.
Le transazioni sono invece convalidate da tutte le persone che hanno investito nella blockchain tramite appunto lo staking di criptovalute. Le criptovalute che le persone hanno impegnato nello staking fungono da garanzia della legittimità di ogni nuova transazione che aggiungono alla blockchain. In buona sostanza, lo staking svolge una funzione simile a quella del mining di criptovalute.
Per l’Agenzia delle Entrate, le remunerazioni in criptovaluta sullo staking sono soggette a imposizione ai sensi della lettera h) comma 1 dell’articolo 44 del TUIR e pertanto, se accreditate nel wallet da una società italiana, quest’ultima è tenuta all’applicazione della ritenuta nella misura del 26% (art. 26 comma 5 del DPR 600/73).
Precisa ancora l’Agenzia che per la configurabilità di un reddito di capitale è sufficiente l’esistenza di un qualunque rapporto attraverso il quale venga posto in essere un impiego di capitale e quindi anche rapporti che non siano a prestazioni corrispettive ovvero nei quali il nesso di corrispettività non intercorra tra la concessione in godimento del capitale ed il reddito conseguito.
Per quanto attiene agli obblighi dichiarativi, tenuto conto che il contribuente è una persona fisica residente in Italia, tali remunerazioni dovranno essere assoggettate a ritenuta a titolo d’acconto da parte della Società e indicate dal contribuente nella sezione I-A Redditi di capitale del Quadro RL del Modello Redditi.
Con riferimento agli obblighi di monitoraggio fiscale, tenuto conto che il contribuente detiene il wallet presso una società italiana, non è tenuto agli obblighi di monitoraggio fiscale, né tanto meno al pagamento dell’IVAFE.
Le sanzioni in caso di mancata dichiarazione
Che succede se non si dichiarano le criptovalute? Nel caso in cui la piattaforma faccia affidamento a una società con sede in un altro Paese, l’investitore ha l’obbligo di fornire il quadro Rw compilato.
L’omessa o irregolare compilazione prevede l’applicazione di una sanzione compresa tra il 3% e il 15% del valore dei possedimenti non dichiarati. Tuttavia, nel caso in cui la dichiarazione venga presentata entro 90 giorni dal termine, la penale ammonterà a 258 euro.
Criptovalute dichiarazione dei redditi – Conclusioni
L’interesse per le criptovalute è cresciuto enormemente negli ultimi anni. Che tu sia un semplice trader o anche un esperto del mondo delle crypto, è importante comprendere le implicazioni fiscali del possedimento e trading di criptovalute.
Con il termine criptovaluta ci riferiamo a un tipo di risorsa digitale che può essere utilizzata per acquistare beni e servizi, sebbene molte persone investano in criptovalute in modo simile all’investimento in azioni.
Gli scambi di criptovalute avvengono tramite exchange, che possono essere centralizzati o decentralizzati; gli exchange operano senza il coinvolgimento di banche, istituzioni finanziarie o altre autorità centrali come i governi.
Le criptovalute hanno come peculiarità il fatto di essere sicure. Le transazioni e gli scambi sono crittografati con un codice informatico specializzato e registrati su una blockchain, un registro digitale pubblico in cui ogni nuova voce deve essere rivista e approvata da tutti i membri della rete.